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Clair, René.

Regista cinematografico francese. Si può ben dire che la vita stessa di C. fu legata al cinema: esordì infatti come attore, a ventidue anni, in una serie di filmetti di Feuillade di carattere spiccatamente umoristico e satirico, e divenne quindi aiuto regista dello stesso Feuillade, che considerò sempre come un maestro. Esordiva poi, nel 1924, con un celebre film di ispirazione dadaista: Entr'acte, considerato un capolavoro per la libertà espressiva che lo caratterizza e per le audaci innovazioni tecniche che lo distinguono. In questo periodo egli dava un carattere in un certo senso restrittivo al cinema che, non dimentichiamolo, viveva i suoi primi anni di incerta celebrità; C. affermava infatti: "È cinema quel che non può essere raccontato. Ma andate a farlo capire a gente deformata da trent'anni di chiacchiere: poesia, teatro, romanzo. Bisognerebbe render loro lo sguardo del selvaggio!". Questa interpretazione del cinema lo portava, naturalmente, a girare dei film assolutamente disancorati, per quanto possibile, dalla realtà, o per lo meno apparentemente assurdi: tale è ad esempio uno dei suoi capolavori, Un chapeau de paille d'Italie (Un cappello di paglia di Firenze), che racconta della buffa corsa di un cappello trasportato dal vento. L'arrivo del sonoro trova C. polemico, anche se egli comprende che questa non è una semplice innovazione tecnica, ma finisce per dare al cinema un nuovo e soprattutto diverso sviluppo, nella misura in cui rende possibile proprio il racconto di una storia. Rispetto al sonoro, C. ebbe a dire: "Seconda nascita o morte? Se il caso non manda a monte i piani dei finanzieri, c'è da scommettere per la morte, o almeno per un lungo sonno che le somigli. (...) Non è impossibile che si crei un'arte propria al film parlato". Avendo dunque compreso che, per certi aspetti, di un'arte nuova si tratta, gira nel 1930 un film completamente nuovo rispetto ai precedenti, cioè una vera e propria storia dal titolo Sous les toits de Paris (Sotto i tetti di Parigi), che è un vero e proprio capolavoro, e quindi Le million (Il milione), il suo film forse più riuscito, che è forse una commedia musicale, nel senso che il testo è molto legato alla musica stessa. Così l'introduzione del suono finisce per mettere in luce proprio le migliori caratteristiche di C., che subito comprende l'immensa importanza che, ad esempio, ha la musica nella formazione di un film. Nel 1931 il regista francese affrontava, seppur in termini sarcastici e ironici, un tema sociale, quello della meccanizzazione, che doveva poi essere ripreso da Chaplin in Tempi moderni; in questo periodo C. è vicino a posizioni di sinistra e A nous la liberté (A me la libertà) poneva sotto accusa in modo chiaro e energico l'organizzazione capitalistica della società. L'ultimo suo film di questo periodo, Le dernier miliardaire (L'ultimo miliardario), fu un insuccesso, ed egli preferì allora abbandonare la Francia per un lungo periodo, recandosi prima in Inghilterra e poi negli Stati Uniti. Questa sua esperienza fu, senza dubbio, negativa: da questo momento - siamo nel '36 - inizia la decadenza di C. come regista, anche se molte delle sue opere di questo periodo sono brillanti e divertenti. Nel 1946 ritorna in Francia e gira Le silence est d'or (Il silenzio è d'oro) che può essere considerato un po' il canto del cigno del regista francese che, non a caso, rievoca qui i primi anni del cinema nella sua epoca pionieristica e il periodo della "belle époque", quasi a voler riprendere egli stesso confidenza con il suo glorioso passato e rimeditare quell'esperienza. Dal 1946 in poi realizza film minori, spesso divertenti e decorosi, sempre diretti con indubbia abilità, ma non certo degni del suo nome e della sua fama: ricordiamo qui La beauté du diable (La bellezza del diavolo) e Porte des Lilas (Quartiere dei Lilla), interpretato da Pierre Brasseur e George Brassens. Benché anche l'ultima critica consideri C. fra i maggiori registi del mondo e un vero maestro, nessuno oggi dà alcun valore ai film attuali del regista, giunto a opere di un'accademica mediocrità e dai contenuti vagamente qualunquistici. Ricordiamo infine le molte opere di C., oltre a quelle naturalmente già citate: Paris qui dort o Le rayon invisible, del 1924; Le fantôme du Moulin Rouge (1925), con Albert Préjean e Sandra Milovanoff; Le voyage imaginaire, con Jean Borlin e Albert Préjean. Del 1927 è La proie du vent, sempre con Préjean e la Milovanoff; del '33 Quatorze julliet (Per le vie di Parigi), interpretato da Annabella e Georges Rigaud, con la fotografia di Périnal, la musica di Maurice Jaubert e la splendida scenografia di Méerson, un validissimo collaboratore di C. anche in molti altri film di successo. Dopo alcuni altri film minori, gira negli Stati Uniti The flame of New Orleans (L'ammaliatrice), nel 1941, con Marlène Dietrich come protagonista, e l'anno dopo il simpatico e divertente I married a Witch (Ho sposato una strega), con Veronica Lake e Fredrich March, e quindi It Happened Tomorrow (Accade domani) con Dick Powell e Linda Darnell. Quindi, realizza, nel 1952, Les belles de nuit (Le belle di notte), con Gérard Philipe, Martine Carol e Gina Lollobrigida (Parigi 1898-1981).